COVID-19 e "smart working".
Molti sono coloro che commentano questo strano periodo di estreme incertezze, e accompagnano le loro riflessioni con frasi del tipo: "si sarebbe dovuto", "bisognava", "si è tardato", "ci siamo fatti trovare impreparati", "gravi errori di comunicazione", eccetera eccetera.
Guardiamo invece, per un attimo, a ciò che di positivo il Paese potrebbe aver appreso. E lo facciamo affacciati alla finestra della nostra associazione, una visione limitata, quindi, ma che auspichiamo possa rappresentare una conspicua parte del Paese.
Le aziende. Le multinazionali hanno estratto dallo scaffale i piani predisposti diverso tempo fa ("suina", "aviaria", ecc.) e li hanno messi in pratica, apportando ove necessario le opportune modifiche ed integrazioni. Altrettanto hanno fatto le maggiori banche ed operatori rilevanti per il sistema finanziario (vedi istruzioni di Vigilanza Prudenziale della Banca d'Italia del 2007 e sollecitazione dell'ABI del 2009). Alcuni Gruppi già applicavano il "teleworking" da tempo. Le PMI sono quelle che hanno subito il maggior impatto e difficoltà nell'organizzarsi. Tutti hanno dovuto organizzarsi per ridurre le possibilità di contagio. "Lessons learned" per il futuro?
Forse è la volta buona che le imprese hanno capito che, per la continuità del business, bisogna ragionare in termini di possibilità e non di probabilità (in inglese: "likelihood", in luogo di "probability"). Con la globalizzazione altre pandemie sono assai possibili e bisogna essere pronti ad affrontare disastri anche ampi per estensione e per durata nel tempo.
La Pubblica Amministrazione. Negli ultimi mesi si è accertata una crescita nella domanda di formazione del personale alla gestione dei rischi informatici ed alla continuità del business. Forte è il desiderio di molte Regioni di costituire delle strutture di assistenza e consulenza nella resilienza ai rischi cyber dirette alle realtà locali, e specialmente unità sanitarie ed ai Comuni minori. Interesse è inoltre emerso nell'apprendere ed applicare le linee guida AGID per lo sviluppo sicuro delle applicazioni e la costituzione di CERT Regionali.
I giovani. L'incremento improvviso di richieste di partecipare a corsi sul cyber risk e di saperne di più su un settore, quello della Security, ove pensiamo possano unire la curiosità per tutto ciò che è digitale, con una attività lavorativa fortemente richiesta dal mercato. I mesi di lockdown ha consentito a molti di addentrarsi in questo ambito ed interessarsene unendo la nuova esperienza ai propri studi (ad es.: giurisprudenza; psicologia; informatica; ecc.).
Queste le nostre prime riflessioni. Senz'altro, guardando meglio dalle finestre delle nostre abitazioni, potremo trovare altri aspetti positivi.
Articolo: La pandemia informativa
A proposito di COVID-19 ed il lockdown, desideriamo citare l’articolo del prof. Michele Crudele dal titolo: “La pandemia informativa”.
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