La parola sulla bocca di tutti e su ogni media, alla fine del 2021, quale è stata?
Sempre la stessa: Inflazione.
Certo a ben ragione guardando agli ultimi dati, da noi.
Infatti, l'Istat ha comunicato che nel mese di novembre 2021 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha registrato un aumento dello 0,6% su base mensile e una crescita del 3,7% su base annua (dal +3% del mese precedente)!!
Mentre l’inflazione di fondo (al netto degli energetici e degli alimentari freschi) - e quella al netto dei soli beni energetici sono salite dal +1,1% di ottobre a +1,3%. L’inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,9% per l’indice generale e a +0,8% per la componente di fondo.
Per concludere con l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che ha registrato un aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,9% su base annua (da +3,2% del mese precedente). ...
Non male..
Come risaputo l’inflazione rappresenta un costo che pesa sul nostro capitale nel tempo. Una sorta di tassa inesorabile ma neanche tanto "occulta" che si magia parte della liquidità parcheggiata sul conto corrente.
Facciamo un esempio pratico. Ipotizziamo un capitale di 1.000.000 di euro, con un tasso di inflazione medio annuo del 3%. Applicando una formula precisa, si otterrà un capitale a dieci anni poco meno che dimezzato, ossia pari a 558.000 euro.
Direi sconfortante, eppure restano sempre abbondanti le riserve di liquidità, con sempre la sottointesa motivazione di logica "autoassicurativa”.
Per far fronte a gravi eventi negativi importanti (malattie, interventi sanitari, danni subiti o recati) rimane molto elevata la propensione all’accumulo di liquidità.
Ma quali sono poi le modalità più diffuse per fronteggiare questi grandi imprevisti:
1) Ricorso al risparmio cumulato / smobilizzo patrimonio > 40%
2) Vendita immobili di proprietà > 16%
3) Assicurazioni < 15%
Determinando così una allocazione inefficiente del risparmio detenuto a scopo precauzionale e anche una esposizione a potenziali rischi di perdite in funzione di necessità di smobilizzi patrimoniali in condizioni di mercato non favorevoli!
Quindi il reale problema di questa eccessiva liquidità è alla fine determinata da una errata percezione, una approccio globale dei bisogni del cliente, errata, fuori focus.
Le motivazioni alla base della scarsa diffusione di prodotti assicurativi di protezione sono essenzialmente:
• Ridotta consapevolezza dei bisogni e delle conseguenze economiche dei rischi
• Eccesso di fiducia nel sistema di welfare pubblico
• Diffusione di atteggiamenti fatalistici
• Preferenza ad accumulare riserve di liquidità precauzionale e proprietà reali
Auto-assicurazione vs. assicurazione, protezione dai rischi.
Un esempio, un cliente ha liquidità per 50k, e mantiene detenuta a scopo precauzionale 40K per autoassicurazione per danni all’abitazione, inabilità temporanea per il lavoro, spese sanitarie e danni a terzi, quindi senza prodotti di copertura, quindi l 80% destinato alla “ copertura” di questi rischi.
Se invece sottoscrive premi assicurativi per le diverse coperture, che abbiamo elencato, pagando premi assicurativi annuali per 2.200€, avrà polizze con massimali assicurati di 870.000 €
Risultato : Liquidità liberata = Liquidità precauzionale – premi assicurativi = 40.000 – 2.200 = 37.800 €
I premi annuali permettono di disporre di un monte massimali anche più di 350 volte superiore all’esborso e il pagamento dei premi assicurativi amplifica il grado di protezione del patrimonio!
Questo il vero problema.
In assenza di assicurazioni di protezione i clienti quindi detengono una riserva di liquidità elevata, che comprende sia quella transazionale, per le esigenze quotidiane, sia quella per i rischi assicurabili e non assicurabili, confondendo in un «unico conto» le disponibilità per le diverse esigenze!
Ma poi alla fine cosa è l'inflazione ?
Ne parlo nel mio episodio del podcast, ascolta: