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Anssaif e le minacce informatiche: colloquio con il capo del Dipartimento della protezione civile nazionale.
Conoscenza, prevenzione e informazione. Queste le parole chiave dell’incontro tenutosi presso il Dipartimento della protezione civile, tra i rappresentanti di Anssaif e il capo del Dipartimento, Angelo Borrelli. Un evento che segna la forte sensibilità del Dipartimento su tematiche di responsabilizzazione e informazione dei cittadini verso un approccio di prevenzione e consapevolezza dei rischi legati non solo a minacce di tipo ambientale, sanitario, sismico, industriale ma a quelle che trasversalmente accomunano, oggi più che mai, tutte queste aree e strutture critiche: le minacce informatiche. Angelo Borrelli, capo del Dipartimento della protezione civile e commissario delegato per l’emergenza Covid – 19, ha partecipato alle principali calamità dell’ultimo ventennio: a partire dalla pandemia Sars nel 2002/2003, al terremoto dell’Aquila nel 2009, a quelli dell’Emilia nel 2012 e del centro Italia nel 2016, fino ad arrivare alla pandemia del 2020. Lo abbiamo incontrato recentemente ponendogli alcune domande.
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| Stiamo uscendo dalla più grave crisi degli ultimi 100 anni. L’Italia è stato il primo Paese occidentale a dover gestire l’emergenza e a mettere in piedi una serie di misure di contenimento per limitare i contagi. Possiamo considerare l’Italia, il caso “pilota” per l’EU: la gestione del governo è stata riconosciuta, dagli stati Esteri, la più efficace. Quali sono le difficoltà che il Dipartimento ha dovuto affrontare? Quali le lessons learnt?
Il Dipartimento e tutto il Servizio nazionale della protezione civile hanno dato il massimo durante tutte le fasi della gestione di questa emergenza. La difficoltà più grande è stata quella legata alla necessità di individuare e reperire la quantità maggiore di dispositivi di protezione e materiali sanitari per fronteggiare l’epidemia, in un contesto caratterizzato da una carenza generalizzata di prodotti che ha coinvolto, nelle fasi iniziali, il mercato italiano e quello estero. Il nostro paese ha fatto tesoro di questa situazione ed oggi è uno dei pochi stati europei in grado di poter produrre questi dispositivi fondamentali per la protezione dei nostri concittadini.
Alla base delle misure preventive di sicurezza troviamo l’analisi dei rischi. Non trova che vi è una generale carenza e che le misure di sicurezza vengono individuate ed applicate ad evento negativo accaduto? Quanto contano in PC le infrastrutture cibernetiche che consentono un adeguato livello di sicurezza dei sistemi?
Un mio predecessore diceva spesso che investire in prevenzione – e in generale in protezione civile - non porta voti. È vero che il nostro paese ha dedicato risorse umane e materiali al tema della sicurezza soltanto dopo il verificarsi di grandi emergenze e calamità. Devo dire, però, che negli ultimi anni la sensibilità degli amministratori e dell’opinione pubblica in generale è aumentata anche grazie alla nostra campagna di sensibilizzazione denominata “Io non rischio”. Sul fronte della sicurezza cibernetica e informatica il Dipartimento ha investito molto nel corso degli anni e non è un caso che, ad esempio, la piattaforma digitale che ha permesso di selezionare i medici, gli infermieri e gli Operatori socio sanitari volontari per l’emergenza Covid-19 sia stata interamente gestita e strutturata dal nostro ufficio informatico.
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| | Da un punto di vista di sicurezza sul lavoro, quali sono gli insegnamenti che dobbiamo trarre da questa esperienza e come possiamo applicarli in maniera stabile nelle aziende italiane perché in futuro, in caso di necessità, si possa rispondere prima e meglio a situazioni analoghe?
Io posso raccontare quello che è stato messo in atto nel nostro Dipartimento. Abbiamo installato i termoscanner, posizionato molti distributori di gel igienizzante, favorito lo smartworking e distribuito mascherine al personale in servizio. Anche per gli accessi di esterni all’amministrazione abbiamo preso misure importanti. Per i giornalisti che seguivano la quotidiana conferenza stampa, ad esempio, avevamo previsto percorsi obbligati e già dal 5 marzo avevamo riorganizzato la nostra sala stampa in modo da garantire il distanziamento sociale tra gli operatori dell’informazione. In situazioni come queste occorre agire sempre con tempestività e trasparenza, mettendo in campo velocemente azioni che seguano l’evoluzione dell’emergenza.
Nell’era Onlife di Luciano Floridi, dove virtuale e reale si confondono, tutti devono essere consapevoli di dove e come transitano i loro dati ovvero “il petrolio del terzo millennio” per riprendere la definizione di Tim Berners, e di quale tecnologia utilizzare, allo stesso modo di come - ci dice Angelo Borrelli – “si sceglie con cura il terreno sul quale costruire la propria casa, valutando i rischi legati al suolo, alle esondazioni, etc, così bisognerebbe valutare i rischi legati alla tecnologia, protagonista del nostro quotidiano”.
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